Andrea del Sarto, ultimo grande pittore classico a Firenze
Per l’attività di Andrea Del Sarto (1486-1531) fondamentale punto di riferimento furono le opere fiorentine di Leonardo, Michelangelo e Raffaello. L’educazione ricevuta nella bottega di Piero di Cosimo lo spinge però a cimentarsi con diverse tecniche pittoriche, affrontate spesso con il gusto della ricerca sperimentale. Particolarmente interessanti sono, anche in tal senso, gli affreschi a monocromo con Storie del Battista dipinti a più riprese tra il 1514 e il 1526 nel Chiostrino dello Scalzo a Firenze.
La modernità del suo linguaggio si rivela nelle Storie di San Filippo Benizi nel chiostro dell’Annunziata o nella Nascita della Vergine affrescata nel Chiostrino del Voto, all’ingresso del medesimo santuario. L’armoniosa disposizione dei personaggi entro spazi ben scanditi lascia già intravedere orientamenti ed esiti dell’attività dell’artista. Eccellente disegnatore, grazie ad un’esecuzione impeccabile e nello stesso tempo molto libera e sciolta nella modellazione, Andrea riesce a contemperare elementi di difficile conciliazione come il chiaroscuro atmosferico di Leonardo, il risalto plastico di Michelangelo, il classicismo compositivo di Raffaello.
Intorno al 1515 l’artista saggia nuovi e vivaci schemi narrativi nelle Storie di Giuseppe (Galleria Palatina) dipinte per la camera nuziale di Pierfrancesco Borgherini e Margherita Acciaiuoli. Di due anni più tarda è la Madonna delle Arpie immagine densa di complessi significati allegorici, dove appare più insistita la ricerca formale nelle attitudini eleganti dei personaggi.
Tra il 1518 e il 1519 si aprono per l’artista nuove prospettive con l’invito rivoltogli da Francesco I di trasferirsi in Francia. Una “certa timidità d’animo” rilevata dal Vasari, gli impedisce tuttavia di cogliere la grande occasione, sciupata, come osserva L. Berti, “per nostalgia e trascuratezza”. Lo stesso Berti, d’altra parte, sottolinea come già in precedenza Andrea si fosse “ritirato da un’esperienza approfondita della Roma papale, con il suo rigoglio artistico ormai egemone: quasi essendogli necessario di ritirarsi a distillarne le nourritures, anche le più decise e scioccanti, tra le mura della sua Firenze”. E a Firenze, nelle opere dell’ultimo decennio di attività, si approfondisce il dialogo-contrapposizione con quelle dei due giovani allievi Pontormo e Rosso Fiorentino.
Penetranti ritratti, affreschi come la Madonna del Sacco nel chiostro dell’Annunziata, tavole come il Compianto su Cristo Morto (Galleria Palatina) o la Madonna con Bambino, Santa Elisabetta e San Giovannino (sempre Galleria Palatina) ripropongono modelli ed esperienze dei decenni precedenti, ancora con grande vitalità e originalità, con inedite sottigliezze esecutive, con stesure scintillanti e trasparenti, delicati rapporti di toni o audaci accostamenti e dissonanze di colori puri, che competono con le più avanzate ricerche dei due ex allievi.
L’ultima opera del maestro, la Madonna in gloria e quattro santi (Galleria Palatina) dipinta per la badia vallombrosiana di Poppi in Casentino, con il vasto paesaggio fantastico di rocce derupate e la tesa caratterizzazione delle immagini dei santi, sembra infine addirittura anticipare motivi iconografici e devozionali che troveranno ampio sviluppo nella pittura della seconda metà del secolo.