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Il Battistero di Firenze e la Porta del Paradiso

Battistero di Firenze

Il Battistero risale alla prima metà del XII° secolo. Ai lati della porta del Paradiso si possono ancora oggi ammirare due colonne in porfido non collegate all’edificio, ma appoggiate ad esso. Fino alla metà del ‘400 erano collocate nel centro della piazza, poi per eventi atmosferici avversi si sono spezzate, un uragano le fece cadere, e da allora sono state spostate. La leggenda narra che queste provengono da Palma di Maiorca nelle Baleari e che furono state portate in Italia durante una crociata capeggiata dai pisani. Furono poi date ai fiorentini che durante la crociata, in assenza dell’esercito e quindi dei rappresentanti maschili più forti della città, difesero le donne pisane dall’attacco dei nemici lucchesi. Strano però pensare che in un’isola dove non risiedeva una ricca corte si trovasse un materiale così prezioso come il porfido rosso, materiale molto raro. E’ più plausibile ritenere che sia stato in effetti un dono di Pisa a Firenze (alleate al tempo contro Lucca). Si pensa che un tempo le colonne dovevano essere destinate al duomo di Pisa (risalente al 1116).

La porta del Paradiso di Ghiberti

Ghiberti esegue questa opera in 27 anni tra il 1425 e il 1452. Sporgono due testine che rappresentano gli autoritratti del Ghiberti stesso e del figlio che lo aiuta a realizzare questa opera. Tra il 1404 e il 1412 sempre lo stesso Ghiberti aveva invece realizzato l’altra porta del Battistero di Firenze, la porta attualmente a nord. L’Arte di Calimala, cioè i commercianti fiorentini di stoffe, era l’associazione che aveva l’onere di finanziare il Battistero della città, un’attività di fatto ricchissima. La corporazione della lana altra attività ricchissima in Firenze, doveva invece occuparsi delle opere riguardanti il Duomo, mentre quella della seta si occupava per esempio dell’orfanotrofio.
Il Battistero insieme a San Miniato sono le chiese più antiche di Firenze, entrambe sotto il patronato della corporazione dei mercanti di tessuti, l’attività commerciale fra le più antiche infatti della città. 

La porta del paradiso di ghiberti

La porta del Paradiso è una copia fedele all’originale che per motivi di degrado è stata sostituita e l’originale opportunamente restaurato.

La porta sud è invece opera del Pisano, è in bronzo, ma era originariamente ricoperta dalla foglia d’oro, in alto la prima scena ha ancora tracce della foglia, in particolare le figure erano dorate su fondo bronzeo. La porta è firmata dall’artista che ha lavorato anche ad alcune parti del campanile. Il bronzo con il tempo è diventato nero. Per la parte relativa alla fusione del bronzo, abbiamo qui la collaborazione di un altro artista veneziano, mentre il Pisano aveva lavorato solo come scultore. Ghiberti invece aveva svolto entrambe le funzioni: fusione e scultura.

La porta del Pisano rappresenta le storie di San Giovanni Battista, mentre in basso troviamo raffigurate le Virtù, (Speranza, Fede, Carità, Umiltà, Fortezza, Temperanza, Giustizia, Prudenza). La lettura si svolge partendo dal basso, dalla valva di sinistra a quella di destra e poi a salire nella stessa direzione. L’impaginazione è data dalla presenza di quadrilobi detti anche compassi perché tracciati con il compasso, le scene sono molto più piccole di quelle della porta del Paradiso, poco spazio è dedicato allo sfondo, gli edifici in cui sono ambientate le scene riprendono la tecnica di Giotto, mini edifici resi nella spazialità. Pisano ebbe una formazione da orafo a Siena, infatti alcune scene hanno uno sfondo praticamente vuoto da cui si staccano poche figure su fondi neutri, un motivo tipico della scuola senese. Da Giotto, Pisano riprende la resa della spazialità. La cornice è di Vittore Ghiberti, risale alla metà del ‘400. Agli stipidi, quindi in basso, vediamo raffigurati Adamo ed Eva con i figli che litigano fra di loro. Sopra a queste figure, una sorta di natura morta, un fogliame di svariate specie botaniche. In particolare, nella zona riservata ad Eva ci sono piante considerate negative per le loro proprietà, tipo le oppiacee, il papavero, ed altre piante velenose, sintomo di una mentalità maschilista che associava la figura della femmina al peccato. La presenza degli animali è varia, alcuni di essi si accoppiano alludendo alla moltiplicazione della specie, una sorta quindi di allegoria della creazione.

Nella porta Nord, fatta dal Ghiberti, troviamo i 4 evangelisti con i loro emblemi: il leone per Marco, il toro per Luca, l’aquila per Giovanni e l’angelo per Matteo. A seguire, i 4 padri della Chiesa d’occidente: S. Agostino, S. Ambrogio, S. Girolamo e Papa Gregorio Magno che hanno più o meno vissuto fra il VI° e il VII° secolo in epoca paleocristiana. In particolare S. Girolamo ha tradotto la Bibbia in latino. Le loro figure si riconoscono dai copricapo che indossano.

Un altro soggetto raffigurato sono le Storie di Gesù, leggibili partendo dal basso è proprio in questa sezione che troviamo tra le altre raffigurazioni l’autoritratto dell’artista.

Nel 1401 venne indetto un concorso per trovare l’ideale artista per realizzare questa porta, partecipa anche il Brunellschi. Le formelle di entrambi gli artisti vengono selezionate, e sono le sole due conservate, Ghiberti però viene maggiormente apprezzato perché aveva realizzato la formella senza giunti in unico pezzo di fusione. Di particolare rilievo sono le cornici con inserti naturalistici di grande pregio artistico con animaletti. Qui la cornice esterna è meno aggettante. A confronto con l’opera del Pisano, il formato delle formelle è simile ma nella Porta del Paradiso troviamo una maggiore complessità, maggiore morbidezza nella resa dei paesaggi, figure più flessuose, tipico del gotico internazionale così detto Flamboyant.

Nella Porta del Paridiso le formelle sono invece molto più grandi e sarà quindi possibile al Ghiberti applicare maggiorente le leggi della prospettiva. Ghiberti realizza quindi 10 scene invece che 24. In origine al posto di questa porta si trovava la porta sud, l’apertura era più piccola, quindi per inserire questa nuova porta, ritenuta la più importante perché di fronte alla cattedrale, hanno dovuto segare parte del muro, come si può apprezzare dall’iscrizione rimasta tagliata. Sopra la porta del Paradiso ci sono delle copie di sculture raffiguranti il Cristo battezzato di Andrea San Sovino dell’inizio del 1500, il Battista invece fu realizzato da Vincenzo Danti, mentre l’angelo risale al 1700. Anche sopra le altre porte si trovavano delle sculture raffiguranti sempre scene del Battista. Queste opere sostituivano le statue del ‘300 di Tino da Camaino, tabernacoli marmorei con alcune statue rappresentanti le 3 virtù teologali, il battesimo di Gesù e la predica del Battista.

 

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