Le Necropoli dell'Etruria
I resti più imponenti della civiltà e dell’arte etrusca sono costituiti dal vasto repertorio di tombe che non solo forniscono un panorama completo dello sviluppo dell’architettura funeraria, ma anche mostrano, attraverso i corredi e le decorazioni scultoree, la completa evoluzione della pittura e della scultura dell’Etruria.
La religiosità etrusca si fondava su credenze che riguardavano il destino ultraterreno dell’uomo. Durante il periodo villanoviano, l’uso funerario costante era quello della cremazione, testimoniato dai cinerari dalla caratteristica forma, uso che in parte si mantenne anche nei secoli successivi, come mostra la produzione particolare di canopi, urne cinerarie che riproducevano il volto del morto, quasi a voler legare la condizione della vita oltre la morte al ricordo e alla realtà dell’esistenza vissuta. E’ questo concetto che sempre più si fece strada nella mentalità religiosa della civiltà etrusca e che spiega la preferenza per il rito dell’inumazione rispetto a quello della cremazione. Si sperava nella possibilità di una vita al di là della morte. Perciò il corpo che poteva essere presente anche con il ritratto, doveva essere difeso; il defunto poteva sopravvivere anche attraverso gli oggetti che gli erano appartenuti: la casa, cioè la tomba, che assunse la forma dell’abitazione, i suoi oggetti che costituirono il corredo funerario.
Questo solo poteva assicurare la sopravvivenza nell’aldilà che era immaginato come un luogo triste e angoscioso , mondo sotterraneo popolato da divinità infernali e spaventose. I sepolcri presero così sempre più l’aspetto delle case: divennero tombe camera, agibili per le successive sepolture, generalmente ipogee, spesso segnate dalla presenza del tumulo che indicava con precisione il luogo funerario che, nel caso di famiglie aristocratiche, risultava anche essere il monumento celebrativo delle glorie familiari. Il tumulo richiedeva poi un dromos (corridoio) che permetteva l’accesso alla tomba. Al periodo più antico della storia etrusca sono da ricondurre le tombe a tholos, di derivazione micenea e orientale, costruite con pseudo-cupola o pseudo-volta.
Nell’Etruria meridionale, a Vetulonia, la tomba della Petrera fornisce un interessante esempio di tholos. La pseudo-cupola, ricostruita per un crollo, è completata da un pilastro centrale che regge il lastrone di chiusura. Particolarmente interessanti e suggestivi sono i frammenti scultorei che componevano otto statue in atteggiamenti rituali, probabilmente poste nel dromos e oggi conservate al Museo Archeologico di Firenze. Si tratta di antichissime testimonianze di sculture a tutto tondo, datate alla fine del VII secolo a.C., ed è probabile che siano dovute ad un esecutore locale che copiò esemplari più piccoli in metallo e avorio.