Il nostro viaggio attraverso l’Italia parte da Milano e Caravaggio, nato e formatosi qui, sarà il nostro compagno di avventure.
In attesa di scoprire l’attesissima mostra a Palazzo Reale che ripercorre la carriera artistica di Michelangelo Merisi, facciamo la conoscenza di una delle sue opere: La Canestra di Frutta
La Canestra di Frutta – Analisi d’opera
Alla pinacoteca Ambrosiana di Milano è conservata La canestra di frutta.
Realizzata tra il 1594 e il 1598 e commissionata a Caravaggio da Federico Borromeo, l’opera è considerata la prima natura morta italiana.
Questo genere pittorico esisteva già e aveva una lunga tradizione alle spalle, di cui i maestri indiscussi erano stati i fiamminghi, In Italia però era utilizzato solo per ornamenti e decorazioni.
Con Caravaggio diventa finalmente un genere nuovo e rinnovato, allo stesso livello dell’arte figurativa.
Caravaggio non mira a creare qualcosa di esteticamente bello ma si propone di realizzare un dipinto che è un’indagine della realtà, accettando la vita così com’è.
Senza abbellimenti e con tutte le sue imperfezioni.
Ecco che Caravaggio ci mostra senza vergogna quello che siamo davvero: un bene effimero destinato a svanire nel tempo.
Così come i frutti possono bacarsi, allo stesso modo l’uomo può contrarre malattie che porteranno a diminuire il tempo della sua esistenza.
Il taglio della composizione, leggermente sporgente in avanti, permette di far risaltare il canestro di frutta rispetto allo sfondo neutro bidimensionale.
Caravaggio è il primo a mostrare ai suoi spettatori le imperfezioni della vita, è un innovatore del concetto della natura morta.
Il cesto di vimini è in primo piano, rappresentato con precisione fiamminga.
Il suo realismo ha le sue radici nell’etica religiosa di Carlo Borremeo: non consiste nell’osservare e copiare la natura ma nel rifiutare le convenzioni, nel puntare al vero rinunciando alla ricerca del “bello”, nel rinunciare all’invenzione per puntare ai fatti.
Caravaggio continuerà questa ricerca del crudo e reale per tutta la sua carriera artistica.
Il Bacco, conservato a Firenze, è considerato l’emblema di questa visione e sarà il protagonista del nostro prossimo articolo.